Sintesi incontro Scuola delle Buone Pratiche, venerdì 8 marzo 2019: Laboratori di comunità, nuove esperienze di welfare

PERCHÉ QUESTO TEMA

La Scuola delle buone pratiche sorge nel 2010, con lo scopo di offrire agli Amministratori locali un luogo dove conoscere e far conoscere buone pratiche amministrative innovative , in grado di dare risposta ai bisogni presenti nelle comunità locali, al fine di facilitare la cooperazione tra Comuni e stimolare un rapporto più stretto tra amministratori e cittadini, favorire la consapevolezza, la partecipazione, la condivisione delle politiche e l’attivazione di buone pratiche cittadine.
Nel corso degli anni sono stati affrontati temi che hanno interessato la gestione e riqualificazione del territorio con esperienze innovative e partecipative, la gestione dell’ energia, dell’ acqua e dei rifiuti , lo sviluppo economico locale, la resilienza dei territori.
Un’ attenzione particolare è stata dedicata al welfare come fattore di benessere dei cittadini, come progetto di territorio, ma soprattutto come occasione di incontro tra persone, di coinvolgimento, partecipazione e costruzione di nuove tipologie di attività per aiutare i cittadini a vivere bene: un welfare comunitario e generativo, fatto anche di piccoli laboratori di comunità, in grado però di dare impulso a un reale tessuto di legami sociali.
Laboratori di comunità : è il tema di questa edizione della Scuola, servizi rinnovati, semplici e poco costosi, progettati e realizzati con i cittadini per dare senso condiviso alle cose che si fanno.
La scelta di questo tema, che viene svolto in un’epoca in cui la mancanza di lavoro, il timore di non farcela per il futuro, la crescita esponenziale di alcune vulnerabilità e le condizioni di solitudine diffuse generano risentimento verso tutto ciò che è già istituito, vuol sottolineare la necessità di modifiche profonde nelle relazioni tra Amministratori e cittadini, e nei servizi erogati : non sono più sufficienti i servizi di welfare come li abbiamo conosciuti; né sono sufficienti i comunicati stampa, i messaggi fb, twitter o instagram, ma occorrono occasioni di incontro viso a viso, per ricostruire legami sociali e dare vita a partecipazione e condivisione tra cittadini e istituzioni .

Laboratori di comunità e # operazionecomunità nei Comuni del Rhodense


È il tema presentato da Federico Gaudimundo , responsabile #Oltreiperimetri , progetto di Sercop, Azienda consortile sociale dei Comuni del Rhodense. #Oltreiperimetri , un progetto finanziato da Fondazione Cariplo per contribuire a innovare l’attuale sistema di welfare, rafforzando la dimensione comunitaria, ha inteso sperimentare sul territorio del Rhodense un nuovo modo d’interpretare le politiche sociali, ispirandosi a un modello di welfare comunitario e generativo, in grado di mettere in rete tutte le risorse disponibili, umane ed economiche. Il progetto pone al centro la comunità̀ locale capace di creare condivisione di problemi e soluzioni.

I luoghi del progetto : quattro “#Op cafè” specializzati in 4 settori: #operazione lavoro, #operazione smart house, #operazione job family, #operazione riequilibriamoci; e intorno: eventi, laboratori di socialità e laboratori di comunità.
Il capitale sociale, i cittadini che hanno collaborato ai progetti: dai 22 dopo 2 mesi, ai 437 dopo 36 mesi. Ipotizzando un lavoro di 3 ore la settimana per 90 settimane, per 10€ l’ora, si può calcolare un valore di lavoro dedicato di 1.179.900€.

Nei laboratori di comunità i cittadini provano a trovare risposte condivise per risolvere un problema, sperimentando partecipazione attiva.

Così nascono piccoli servizi di welfare, delle micro reti di aiuto gestiti interamente dai cittadini, aperti a tutta la comunità, gratuiti.
Nel bando di Sercop per i Comuni del Rhodense sono stati presentati 34 progetti, 23 sono stati finanziati.
Gruppi di 10 persone per ogni progetto (non i soliti noti già impegnati nel sociale, non le associazioni o le amministrazioni, ma persone a cui sta a cuore il problema), hanno presentato proposte per rispondere a bisogni legati alla gestione del tempo e della quotidianità (es. condivisione delle necessità di cura, sostegno familiare come babysitting, vicinato solidale, banche del tempo…); o a bisogni individuati nella rigenerazione di beni comuni o luoghi di vita ad uso collettivo, finalizzati alla socializzazione, contrasto del degrado, presidio dei legami sociali (es. organizzazione di eventi di quartiere, azioni di prossimità, social street…); o, infine, per dare risposta a bisogni materiali, di risparmio, riuso e migliore organizzazione dei consumi (es.mercatini dell’usato, attivazione di gruppi di acquisto, scambio di oggetti e competenze).
In questi laboratori le persone non partecipano “perché è giusto farlo” (la dimensione valoriale in genere emerge in seguito); ma partecipano perché è utile, gli serve, provano un benessere psicofisico nell’agire con gli altri . E gli altri, coloro che rischiano l’isolamento sociale perché si vergognano, perché non vogliono rivolgersi ai servizi del Comune, trovano persone che entrano in contatto con loro formando una rete di legami e protezione.
In questi contesti dove ci sono persone di diverso orientamento politico e religioso, di diversa etnia e provenienza, non si verificano episodi di scontro fra diversi , perché tutti lavorano insieme per realizzare obiettivi comuni. (vedi diapositive del progetto)


farelegami nelle comunità dei 48 comuni Cremaschi


È il progetto del territorio del cremasco presentato da Alberto Fusarpoli , referente per il
progetto, insieme a Michela Oleotti, community maker per il distretto cremasco, Elena
Brazzoli
e Carla Pedrini , coordinatrici delle azioni dei Laboratori di comunità.
Con farelegami ci siamo conosciuti e abbiamo lavorato insieme in modo sistematico per il bene comune del paese, confrontandoci su che cosa è per noi la normalità a rischio e cosa potevamo fare. Abbiamo così capito che poteva essere interessante aiutare le tante Associazioni a fare qualcosa in più e farlo insieme, oltre la mission specifica: ed ecco il progetto di inclusione delle ragazze a rischio uscita dal percorso di studio e di lavoro con il cucito, il coinvolgimento della Consulta Giovani nelle attività rese sistematiche, e la scelta di persone in una fase un po’ difficile della vita per avere un ruolo attivo nel Civic Center”. “ Ci siamo conosciuti, abbiamo imparato ad aiutarci” (Testimonianze di persone che hanno partecipato ai laboratori).
Anche questo è un progetto finanziato da Fondazione Cariplo per innovare l’attuale sistema di welfare, rafforzandone la dimensione comunitaria.
fare legami è una sfida per costruire relazioni tra persone e associazioni, individuare progetti/laboratori per rispondere a bisogni di larghe fasce di popolazione: ascoltare i bisogni e insieme progettare le risposte in un processo generativo e partecipativo: insieme per agire insieme. Sono stati aperti 20 laboratori ogni anno , più 18 laboratori che proseguono la loro attività anche a finanziamento esaurito; 5 laboratori aperti nei luoghi di lavoro e nelle imprese, perché nelle comunità di lavoro si trovano disponibilità e competenze.
Sono stati organizzati Laboratori di comunità per coinvolgere le persone e gli attori di un contesto definito (un quartiere, un paese, un caseggiato, un luogo di lavoro), leggere insieme i problemi, ascoltare i bisogni, progettare possibili interventi locali. Il Laboratorio è un processo generativo delle capacità di autotutela e cura della comunità stessa , che sa trovare soluzione ai problemi, è capace di creare legami sociali e reti di prossimità che possono sorreggere le fragilità al proprio interno.
La regia è stata affidata a un gruppo di lavoro distrettuale, con 30 operatori di diverse realtà : un luogo di pensiero, da tradurre in linee operative e accompagnare i laboratori nel momento iniziale e durante il lavoro.
L’ipotesi guida si fondava sull’idea che la comunità è protagonista e i cittadini sono portatori di competenze, non solo di bisogni, e con loro si creano reti di prossimità e comunità sociali. Si parte con il riconoscere il valore aggiunto del costruire insieme, a partire dall’analisi delle relazioni di vita di ciascuno. Si può, si deve costruire condivisione, responsabilità e responsabilizzazione, relazioni, competenze, collaborazione e partecipazione.
Importante il ruolo del Lab Maker, una figura specifica di progetto conosciuta e radicata nel territorio, per valorizzare la territorialità, la compresenza di differenti appartenenze, la contaminazione culturale fra tutti e garantire continuità ai progetti, anche a conclusione dei finanziamenti.
Sperimentato un nuovo modo di coinvolgere le persone attraverso la pianificazione aperta e partecipata, affinché la comunità diventi responsabile di ciò che succede al suo interno, in una interdipendenza reciproca tra pubblico e privato. Piccoli contesti territoriali nei quartieri sono diventati fonte di fiducia e responsabilità .
Le azioni del progetto, nei tre anni, sono state accompagnate dal Community Maker, una figura importante intesa come ponte, figura di raccordo e di sintesi operante su più azioni, che garantisce continuità sui tre anni del progetto.
I Laboratori sono generativi perché sviluppano EMPOWERMENT dei singoli e dei gruppi, promuovono CITTADINANZA ATTIVA e INCLUSIONE, creano TESSUTO SOCIALE.
Nelle slide, nei filmati e nelle relazioni inserite nel sito si possono trovare testimonianze di
laboratori, esperienze, giochi, incontri, riflessioni.


Il Tavolo delle Povertà di Cornaredo: una fucina di iniziative


Presenta il progetto Daniela Calvanese, Assessore alle Politiche Sociali del Comune di
Cornaredo.
L’Assessore è orgogliosa della sua Cornaredo : una città dove gli abitanti sono persone sensibili, disponibili ad aiutare chi non ce la fa, gente generosa, che non vuol lasciare indietro nessuno. Non escludere nessuno, promuovere relazioni per il benessere di tutti.
Più facile a dirsi che a farsi, perché in un Comune esistono regole, regolamenti, procedure, tempi … che i cittadini devono rispettare, per una semplice ragione di democrazia e trasparenza. Ma a volte i problemi capitano all’improvviso, e bisogna dare risposte immediate, allora bisogna avere strumenti anche per questi casi . E a Cornaredo li hanno trovati con l’istituzione del Tavolo delle Povertà: tutte le povertà, economica, culturale ed educativa, solitudine, isolamento sociale, ecc. La crisi non si è fermata: ancora oggi si perde il lavoro, la casa, anche la famiglia. Intervenire in tempo è necessario , perché le persone non riconoscono subito che stanno scivolando via. Occorre qualcuno che sappia vedere e riconoscere, che possa aiutare nel momento giusto, prima che la situazione precipiti.
C’è voluto un po’ di tempo : per mettere d’accordo tutti, per trovare gli strumenti giusti a dare concretezza e continuità ai progetti che si sarebbero intrapresi, per garantire alle associazioni che volevano impegnarsi anche in questo nuovo campo che le cose sarebbero state decise e fatte con loro, che nessuno si sarebbe appropriato delle loro idee e proposte.
Nel febbraio 2016 l’Assessorato alle Politiche Sociali e Solidarietà ha proposto una serie di incontri di confronto e consultazione con l’associazionismo locale, enti caritativi, istituzioni pubbliche, privato sociale, gestori di servizi e gruppi informali, allo scopo di valutare e delineare obiettivi, funzioni e modalità da porre alla base del percorso per la costituzione del Tavolo.
Nel giugno 2017 è stato definito un Atto d’Intesa , approvato con delibera della Giunta Comunale, con durata triennale, che definisce obiettivi e impegni dei 12 enti aderenti che lo hanno sottoscritto insieme al Comune di Cornaredo. Eccoli: ACLI San Pietro all’Olmo, AFOL METROPOLITANA, AUSER INSIEME CORNAREDO, CARITAS Cornaredo, CENTRO ITALIANO FEMMINILE, GEMEAZ ELIOR S.p.A., ISTITUTO COMPRENSIVO “IV Novembre”, ISTITUTO COMPRENSIVO “L. da Vinci”, Associazione TEMPO OPPORTUNO, FARMACIE COMUNALI, FONDAZIONE DI PARTECIPAZIONE DOPO DI NOI – Onlus.
In meno di due anni sono già attivi diversi progetti, che vedono la collaborazione anche con realtà esterne, per ampliare e migliorare le azioni di solidarietà sociale nei confronti “delle” differenti povertà.
Ecco i progetti:

FONDO SOSTEGNO ABITATIVO
Risponde al problema di emergenza abitativa, è il primo progetto avviato a luglio 2017. Il fondo cerca di dare risposta a quelle situazioni di problematica abitativa che colpisce in modo trasversale i cittadini e i loro nuclei familiari per mancanza di una stabilità lavorativa, e con la difficoltà a farsi carico degli impegni presi per l’alloggio in cui risiedono, con uno scivolamento progressivo verso la povertà che si deve necessariamente contrastare. Spesso queste emergenze non possono essere considerate nelle forme istituzionali (bandi della Regione Lombardia e del Regolamento comunale per l’erogazione di contributi economici) ma presentano un bisogno riconosciuto: allora c’è da chiedersi perché l’amministratore pubblico non può intervenire, quando sa con certezza che una famiglia non ce la fa: certo che bisogna intervenire, per evitare che la situazione precipiti. In questi casi il Fondo garantisce la tempestività dell’intervento.

PASTI DELLA SOLIDARIETÀ
Dall’autunno 2017 è attivo un accordo con l’ente gestore dei servizi mensa per il Comune, che consente di fornire gratuitamente all’interno delle scuole del territorio, un numero definito di pasti a favore di alunni i cui nuclei familiari risultano essere in grave disagio economico. I pasti sono forniti in modo del tutto anonimo e indistinto, è essenziale la collaborazione della scuola, avviene su indicazione dei Servizi Sociali.


RECUPERO ECCEDENZE ALIMENTARI
Anche questo progetto è realizzato in collaborazione con il gestore dei servizi mensa del Comune, insieme alla Caritas locale e l’Istituto Comprensivo IV Novembre.
Trae spunto dall’entrata in vigore della legge contro gli sprechi alimentari e farmaceutici; così alimenti non deperibili, risultati in eccedenza nella distribuzione dei pasti all’interno del contesto scolastico comunale, vengono destinati alle persone indicate dalla Caritas . Il ritiro delle eccedenze, pane e frutta, viene effettuato dai volontari della Caritas e successivamente distribuite attraverso la ‘borsa alimenti’.

TEMPO SALUTE – Farmaco Opportuno
La precarietà economica spesso costringe gli interessati a penalizzare la prevenzione e la cura sanitaria, con difficoltà nell’acquisto dei farmaci o nell’effettuazione di esami diagnostici e analisi, soprattutto quando ci sono patologie non esenti dalla partecipazione alla spesa.
La collaborazione con le Farmacie Comunali e la sensibilità dell’Associazione Tempo Opportuno hanno permesso di avviare questo progetto di sostegno alla salute che necessita di un livello organizzativo complesso. L’obiettivo è quello di individuare e rispondere al bisogno di cura nei confronti dei cittadini più fragili con forme di agevolazione all’acquisto di farmaci da banco e con la costituzione di un fondo per i farmaci. L’accesso avviene attraverso l’invio dell’Assistente Sociale secondo fasce Isee e comprovato bisogno sanitario .

COMUNITÀ E RESILIENZA
Resilienza è capacità di sopravvivere alle difficoltà, e di uscirne rafforzati, avendo sperimentato modalità inconsuete per far fronte alle difficoltà: così le persone acquisiscono anche un maggior grado di benevolenza nei confronti della vita. Il Tavolo delle Povertà ha collaborato con il progetto “ Verso una comunità resiliente ” presentato da Koinè, cooperativa sociale onlus. Alla base c’è il Patto di Comunità che richiama alla responsabilità che la comunità ha nei confronti dei soggetti più fragili e dei giovani. Il progetto ha preso avvio con il Festival della Resilienza, un fine settimana, con testimonianze dirette, esperti e attività. A queste seguono percorsi attivi nelle scuole , un tavolo/osservatorio permanente dei processi di cambiamento e resilienza nel comune, la redazione di documentazione al riguardo come ad esempio il “Quaderno della resilienza“.

ANALISI SUL DISAGIO ECONOMICO NEL COMUNE DI CORNAREDO
Insieme all’avvio dei progetti, il Tavolo delle Povertà ha avviato una ricerca/analisi per fotografare in modo oggettivo il contesto socio-economico di Cornaredo . Alle varie fasi dell’indagine hanno collaborato a diverso titolo gli Uffici dei Sevizi Sociali, l’Ufficio Tributi, l’Ufficio dei Sistemi Informativi di Regione Lombardia, e l’Associazione Tempo Opportuno, ma è difficile leggere tutti insieme i dati (mensa, tari, tasi, occupabilità, …) così è stato assegnato un incarico a ricercatori che hanno provveduto all’elaborazione dei dati. La ricerca ha determinato alcuni indicatori di riferimento utili alla programmazione di nuove e adeguate risposte.

Il contrasto al gioco d’azzardo patologico

Per comunità più aperte, città e borghi più belli, vivibili e attrattivi:
dalle azioni dei Comuni e delle Associazioni ai laboratori di comunità

Maria Luise Polig, Sindaco di Pandino in provincia di Cremona, presenta il progetto realizzato a Pandino e nei 47 Comuni Cremaschi, per una popolazione di 163.508 abitanti circa.
Il progetto, realizzato con la partecipazione di tanti soggetti del pubblico e del privato, del terzo settore e delle associazioni, ha sperimentato anche alcuni laboratori di comunità – laboratori occupazionali di comunità, li hanno chiamati – che hanno visto lavorare insieme studenti più grandi in qualità di peer educators e ragazzi più giovani, anziani con diverse esperienze, genitori e giovani.
Il risultato di questi laboratori non è stata solo la riflessione sul gioco d’azzardo e la consapevolezza dei rischi che nasconde, ma soprattutto la creazione di legami tra gruppi diversi di persone, la formazione di piccoli gruppi di comunità inseriti in gruppi più allargati.
L’impegno a comprendere il fenomeno del gioco d’azzardo, e a contrastarlo, per Maria Luise Polig parte da lontano, dal momento in cui la Scuola delle buone pratiche ha acceso i fari su questo enorme problema della nostra società. Infatti ha partecipato alle attività della Scuola delle buone pratiche fin dal momento, il convegno dell’autunno 2012 , in cui sono state messe a fuoco le relazioni tra gioco d’azzardo e infiltrazioni mafiose, tra gioco e dipendenza patologica. Maria Luise ha partecipato alla scrittura del Manifesto dei sindaci per la legalità e il contrasto al gioco d’azzardo nel 2013 e della Legge di iniziativa popolare , entrambi promossi dalla Scuola delle buone pratiche, che tra il 2013 e il 2014 ha raccolto circa 94.000 firme: la proposta di legge non è mai stata discussa in Parlamento, però è diventata punto di riferimento di tanti Comuni per il loro impegno di legalità e contrasto all’azzardo patologico, e anche per alcune Regioni per le loro leggi regionali.
Nel 2013 il Comune di Pandino è stato fra i primi aderire al Manifesto dei Sindaci , e ad avviare iniziative per sensibilizzare i cittadini verso i rischi dell’azzardo. Come evidenziato dalle ricerche e dalle analisi, il Gioco d’Azzardo è un problema Sociale anche nella provincia di Cremona, dove muove quasi 600 milioni di euro annui (dati 2016) di cui 12 milioni annui nel Comune di Pandino, con una media di gioco di € 1.044,00 pro capite. Il Consiglio Comunale di Pandino ha approvato un Regolamento per contenere il gioco d’azzardo, ha recepito le norme della Legge Regionale e ha introdotto regole nel Piano di governo del territorio per governare la localizzazione dei locali dove si può giocare d’azzardo.
Nel 2017 Pandino con altri 47 Comuni della provincia hanno partecipato al Bando no slot della Regione Lombardia, e attuato il progetto “A volte capita che …il gioco prenda una brutta piega“, che ha visto impegnata una rete di attori del pubblico e del privato sociale, uniti e coesi. Il progetto prevedeva una rete di interventi comunicativi e informativi sia a livello più generale (incontri, serate e tavole rotonde in centri giovanili e di aggregazione, piazze, cinema) sia in incontri più ristretti, con famiglie e anche singoli cittadini, e proprio per questo aspetto il progetto può essere collocato tra le esperienze di laboratori di comunità. Veniva infatti prevista anche una ricerca sul mondo giovanile tramite indagini e laboratori nelle scuole , in particolare presso istituti professionali e tecnici, e laboratori in ambito extrascolastico per l’attivazione di peer educators , formati per svolgere il ruolo di educatori verso ragazzi più piccoli. I peer educators permettendo il confronto tra pari senza ‘timori riverenziali’ e attivando il confronto tra le esperienze, favoriscono l’attuarsi di processi rivolti alla maturazione di consapevolezza della responsabilità nei confronti delle proprie scelte. Nella peer education si mette in moto un processo di comunicazione globale, caratterizzato da un’esperienza profonda e intensa e da un forte atteggiamento di ricerca di autenticità e di sintonia tra i soggetti coinvolti.
La formazione dei Peers consentiva alcuni incontri con ragazzi delle scuole medie, in particolare con gli studenti delle classi terze degli Istituti Comprensivi, una fascia di popolazione che avrebbe affrontato un passaggio significativo (dalla scuola media alla scuola superiore) con conseguente allargamento delle proprie autonomie di azione ma anche con la possibilità di vedere aumentata la prossimità alle occasioni di gioco e di conseguenza ai rischi ad esso connessi. Gli incontri venivano realizzati presso i Punti di incontro della Comunità, i CAG, le Parrocchie, ecc. Si tratta di luoghi dove si sperimentano nuove modalità di socializzazione e partecipazione , basate sull’incontro di persone, in questo caso di ragazzi, con ragazzi di poco più grandi in grado di comunicare e interagire in modo più efficace con i più giovani.
Con i ragazzi è stato importante il lavoro sulla comunicazione proveniente dai media per sviluppare una visione critica dei messaggi in circolazione (pubblicità e marketing del gioco) e produrre materiale di marketing preventivo . La collaborazione di un tecnico video/regista ha consentito di creare delle story-board e la realizzazione di due video per la sensibilizzazione sui rischi del Gioco d’Azzardo. Il materiale prodotto è stato pubblicato sulla pagina facebook della scuola, a disposizione dei ragazzi dell’Istituto, quali veri e propri spot preventivi alla diffusione dell’azzardopatia. Le classi che hanno prodotto il materiale video hanno assunto il ruolo di Peers, i video prodotti sono diventati strumento per veicolare messaggi a giovani e adolescenti incontrati prevalentemente in contesti extra-scolastici ma anche presso le scuole medie del territorio.
Il progetto ha previsto anche la realizzazione, all’interno di laboratori, di giochi in legno, con lo scopo di sviluppare sperimentazione, cooperazione e apprendimento . Sono questi i laboratori occupazionali di comunità, che hanno coinvolto i nonni e gli anziani quali depositari di valori derivanti dalla propria storia e dalle loro esperienze umane significative, per trasmettere ai giovani antichi mestieri e giochi tradizionali attraverso esperienze vissute insieme.
I laboratori occupazionali di comunità hanno permesso di recuperare parte della cultura di un tempo , hanno dato importanza al recupero della memoria storica, per scoprire le radici fondanti della comunità locale, per rendere dignità al passato e agli anziani, che nella frenesia del vivere spesso vengono relegati a bagaglio ingombrante.
La raccolta di ricordi degli anziani, dalle storie di vita personali alle ricette per cucinare, alle foto rappresentative di un’epoca, al recupero di giochi sani quali briscola, scala quaranta, ramino, ha consentito un coinvolgimento diretto e sincero degli anziani e dei giovani , in una scoperta reciproca positiva e gratificante. Il coinvolgimento dei Centri Sociali del territorio, che sono diventati catalizzatori di esperienze positive, ha offerto supporto ad anziani potenzialmente fragili e a rischio, oltre al coinvolgimento dei minori.
La comunità e il fare comunità è stata la chiave di volta contro l’isolamento: infatti sono l’insicurezza, la solitudine, la povertà culturale che portano a soluzioni facili, a cercare benessere nel gioco d’azzardo.
Quando invece in un territorio ci sono gruppi che si attivano , che riflettono insieme, che vivono insieme esperienze gratificanti, allora c’è speranza che le persone possano ritrovare il piacere della relazione, del lavoro, dell’impegno, dell’attivazione dei propri talenti da mettere anche a disposizione degli altri.

Gianfilippo Mignogna, sindaco di Biccari (Foggia) componente del direttivo nazionale dell‘Associazione Borghi Autentici d’Italia, ha presentato le attività svolte presso il proprio Comune e presso l’Associazione dei Borghi Autentici.
Il sindaco ha iniziato con un racconto . “Ci capita spesso di dover trovare risposte immediate a problemi con una velocità che in genere non coincide con i tempi della politica”, dice il sindaco facendo riferimento al racconto dell’Assessore di Cornaredo, e racconta quanto successo un pomeriggio, quando ha ricevuto la telefonata di una donna che gli chiedeva aiuto perché il giorno dopo il marito sarebbe andato a ritirare la pensione. Difficile capire la richiesta di aiuto, ma la donna ha aggiunto che nella strada del ritorno dall’Ufficio postale a casa, ci sono locali dove giocare al gioco d’azzardo, e il marito avrebbe rischiato di tornare a casa senza un soldo . “Occorre fare subito qualcosa” si dice il Sindaco, che sia legittimo e non contrasti con le regole dell’amministrazione pubblica. E gli viene un’idea: chiama qualche amico per andare insieme all’ufficio postale, il mattino successivo, per intercettare l’uomo in questione. Difatti lo incontrano, e, con la pensione in tasca, lo accompagnano a casa, parlando, raccontando, facendosi raccontare, distraendolo dai locali con le slot. Con un po’ di difficoltà, arrivano a casa senza fermate intermedie: per quel mese la pensione è in salvo.
Un racconto semplice, che testimonia però quanto il gioco d’azzardo sia diffuso tra i cittadini, e quanto danno può fare, fino a consumare le pensioni appena riscosse, gli stipendi, i risparmi, i patrimoni. Basta esaminare i dati relativi a ogni Comune, e si resta sconvolti dalla quantità di risorse che vengono dilapidate nel gioco.

Che fare?
Il programma dell’Associazione dei Borghi Autentici prevede il benessere sociale e la salute come un diritto di tutti i cittadini. Il percorso intrapreso dai Borghi in questi anni di crisi ha visto porre l’attenzione sulla gestione di strutture e servizi collettivi e pubblici locali basata sull’apporto costante e sistemico dei cittadini, con percorsi reali di innovazione sociale e welfare di comunità.
Il welfare di comunità vuol offrire ai cittadini dei borghi il diritto a stare bene, la possibilità di intraprendere una sana vita di relazione riconoscendo e coltivando le proprie risorse personali, ritagliandosi un ruolo attivo nella società attraverso una rete di protezione, di solidarietà e di servizi, nella ricerca di nuove soluzioni e nuovi modelli di servizi.
In questo contesto si sono sviluppate azioni di contrasto al gioco d’azzardo patologico, che è la negazione del benessere sociale e individuale.
L’Associazione ha sottoscritto il Manifesto dei Sindaci per la legalità e il contrasto al gioco d’azzardo patologico, che ha poi promosso presso tutti i borghi autentici. I Comuni lo hanno approvato in Consiglio Comunale prendendo l’impegno di presentarlo ai cittadini in incontri pubblici, sia per far conoscere il proprio impegno sia per sensibilizzare i cittadini.
Oltre al gioco d’azzardo patologico c’è l’usura , che è l’altra grande piaga di questi territori e che spesso si accompagna ai debiti del gioco : per difendersi, è necessario che i cittadini diventino consapevoli dei rischi, che imparino a gestire le risorse e i risparmi, a programmare l’uso delle proprie finanze.
Aderire al Manifesto significa dichiarare da che parte si sta : chi gioca, ma anche gli esercenti, sono persone della comunità: però occorre chiarire, anche a costo di non avere consenso, dalla parte di chi sta l’Amministrazione.
L’adesione al Manifesto è un valore , un’attestazione di vicinanza alle persone coinvolte dal gioco, una manifestazione di interesse per loro e le loro famiglie. L’adesione inoltre ha un ruolo programmatico, in quanto chiede una serie di misure (una legge nazionale che stabilisca regole per tutti, condivise con Regioni e Comuni, per evitare differenze e ricorsi; leggi regionali adeguate; occorrono anche più poteri ai Sindaci, che devono difendere i territori e le proprie comunità) che rientrano in un programma di attività a contrasto dell’azzardo patologico.
L’adesione al Manifesto è impegno a organizzare attività formative e informative, perché in questo campo è la cultura, la consapevolezza che può aiutare a non cadere o non ricadere nella trappola del gioco. Vanno coinvolti anche gli esercenti, che nei loro locali sono le prime sentinelle del territorio, e possono suggerire, consigliare di interrompere il gioco a chi sta giocando oltre i limiti.
L’adesione al Manifesto, infine, ha lo scopo di impegnare le Amministrazioni locali in atti concreti e coerenti con il Manifesto : la sensibilizzazione dei cittadini, l’approvazione di regolamenti comunali, l’individuazione di azioni utili per contenere il fenomeno.
A Biccari, dove il turismo ambientale è importante, l’Amministrazione ha deciso di escludere i locali con le slot dalle indicazioni della Coalizione locale che valorizza il territorio e i prodotti tipici e dall’Infopoint : nei diversi materiali pubblicitari non vengono inseriti i loghi degli esercenti con slot, che non vengono neppure indicati come punti di riferimento per gli ospiti e i turisti ambientali. Queste misure si sono rivelate più efficaci della riduzione della tassa sull’occupazione del suolo pubblico per i locali no slot.
È stato vincente l’aspetto sociale più di quello economico , perché alcuni locali hanno sofferto molto l’esclusione da Infopoint e Coalizione locale.
È stata un’esperienza importante, quella di aderire al Manifesto, che ha consentito di avviare una battaglia di campo contro il gioco d’azzardo, e di aiutare le comunità a diventare più consapevoli dei rischi che l’azzardo comporta.
Occorre invitare i Sindaci ad aderire al Manifesto, avviando una nuova campagna di adesioni da parte della Scuola delle buone pratiche.
Occorre sostenere i Sindaci a difendersi dai ricorsi che presentano i gestori del gioco contro i regolamenti dei Comuni.

“ Sognicomuni”: un film, un viaggio di uomini e incontri

La storia di un viaggio attraverso l’Italia, alla ricerca di sindaci e cittadini capaci di futuro:
persone che costruiscono sostenibilità, accoglienza, integrazione, cultura, legalità

Giulio Sirianni , consigliere comunale di Torre d’Isola (PV) e membro del direttivo nazionale dell’Associazione Comuni Virtuosi, ha presentato il film realizzato dai Comuni Virtuosi.
Il film è stato girato per raccontare le cose buone, positive che accadono nel nostro Paese , perché “raccontare è (anche) riuscire a dare speranza, far sognare, coinvolgere”. Si è scelto di documentare esperienze di buon governo, l’impegno e l’ingegno delle persone che riescono a migliorare la qualità della vita delle comunità locale. Il film è la storia di un viaggio attraverso l’Italia alla ricerca di sindaci e cittadini capaci di futuro. C’è il piccolo comune che si è battuto a difesa di un pezzo di terra e quello che ha liberato e restituito agli abitanti il letto di un fiume che era stato intrappolato per far spazio ai capannoni. C’è il comune che è un’eccellenza europea nel campo del riciclo dei rifiuti, e chi ha puntato tutto sull’integrazione tra culture diverse. C’è il comune che ha creato un’economia slow basata sul biologico, e chi vive di cultura … Un viaggio di uomini e
incontri: dodici storie per tutti coloro che non sognano di lasciare il Paese, ma di
cambiarlo.

Il suolo: il tema del consumo di suolo è una questione gigantesca su cui l’Italia è drammaticamente indietro rispetto all’elaborazione di una strategia di uscita dalla folle rincorsa al cemento. Il film racconta di Borgarello (PV), piccolo centro di 2.400 abitanti dove sono riusciti a fermare una speculazione che avrebbe portato alla realizzazione del più grande centro commerciale d’Europa.
Restituire spazio e vita al proprio fiume : è l’esperienza del Comune di Scontrone (AQ), un comune che, forse primo in Italia, ha scelto di restituire spazio e terra al proprio fiume che era stato intrappolato per la costruzione di capannoni industriali.

Rifiuti: due esperienze, a nord e a sud del Paese, dimostrano che l’alternativa allo spreco, alla produzione di rifiuti e all’inquinamento, è applicabile in qualsiasi contesto. Ponte nelle Alpi (BL) è il comune più virtuoso d’Italia, Modugno (BA) ne ha seguito l’esempio.

Accoglienza: una comunità virtuosa e sostenibile da un punto di vista ambientale non ha senso se, contemporaneamente, non sa essere anche inclusiva ed accogliente. Il film presenta quattro storie di grande bellezza, tre esempi concreti di integrazione e micro-accoglienza: Malegno (BS), Novellara (RE), Latronico (PZ) e Riace (RC).

Legalità: La premessa fondamentale per attivare politiche virtuose è la legalità, che passa dalla trasparenza, dall’informazione e dalla partecipazione attiva della comunità. La storia concreta e virtuosa è quella di Isola del Piano (PU) con i suoi campi della legalità promossi insieme a Libera.

Mobilità : L’esperienza dello Smart Piedibus del Comune di Trento è l’esempio di come si possa utilizzare la tecnologia per rendere più efficace una buona pratica ormai consolidata in moltissimi comuni italiani.

Cultura: i nostri borghi, per storia, tradizioni e paesaggio, potrebbero basare la propria economia su un turismo slow di qualità, come concretamente ci insegnano come fare Melpignano (LE) e Gravellona Lomellina (PV) .

Testimoniare pratiche virtuose è un modo per raccontare il nostro Paese, o perlomeno parte di esso, un modo per condividere le buone notizie camminando verso un futuro più sostenibile: questo il messaggio, questa la speranza che ci donano i Comuni Virtuosi con le testimonianze di questo film.

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